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Cozzo Ferriero (foto Pierluigi Rottura / Archivio Ente Parco Pollino)
foto Gregorio Cerezo

La Faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, a Rotonda (Pz), nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, è stata riconosciuta Patrimonio mondiale dell'Umanità dell'Unesco il 7 luglio del 2017 a Cracovia durante i lavori della 41a sessione della Commissione per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Tale riconoscimento, ad oggi, è stato attribuito alle faggete di 18 Paesi europei tra cui l’Italia: Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Germania, Francia, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ucraina, tutti all’interno del nuovo sito transnazionale denominato “Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe", foreste di Faggio europee sviluppatesi a partire dalla fine dell'era glaciale che si estendono dalle Alpi ai Carpazi e dai Pirenei al Mediterraneo mostrando di sapersi adattare a differenti condizioni climatiche, geografiche e fisiche.

La Faggeta di Cozzo Ferriero è radicata lungo la dorsale che da Coppola di Paola raggiunge Cozzo Ferriero, in Basilicata, in agro del Comune di Rotonda (Pz). È estesa circa 70 ettari e si sviluppa su una superficie sub-pianeggiante compresa tra 1700 e 1750 s.l.m., in prossimità dello spartiacque che segna il confine tra Basilicata e Calabria. L’esposizione prevalente è Ovest.

Geologicamente l’area è caratterizzata da rocce carbonatiche con prevalenza di calcari dolomitici, su cui si sono formati suoli moderatamente profondi, con tessitura da franco limosa ad argillosa limosa, riconducibili ai Typic Hapludolls. In questa area vegetano faggi monumentali, che hanno raggiunto l’età di circa 500 anni, tipici delle fasi più mature della dinamica forestale, con presenza di alberi aventi un ampio range dimensionale dei diametri, ben distribuiti nello spazio ed accumulo di alberi morti in piedi e schiantati, tipici delle faggete vetuste, nelle quali l’assenza di impatti significativi legati alle attività umane per un periodo di tempo sufficientemente lungo, ha consentito alle dinamiche naturali di esprimersi, dando luogo a cenosi strutturalmente complesse e ricche di biodiversità.

Il popolamento è costituito da 496 alberi, di cui 284 con diametro uguale o superiore a 17,5 cm. La distribuzione delle piante in classi di diametro evidenzia in modo netto la presenza di due gruppi di alberi ben distinti tra loro: un primo gruppo formato da piante di piccole dimensioni, il cui numero diminuisce all’aumentare dei diametri e un secondo gruppo con alberi di oltre 30 cm di diametro. Quest’ultimo presenta il classico andamento a campana, tipico dei popolamenti coetanei. È interessante notare come vi sia una interruzione nella distribuzione dei diametri. Infatti, mancano alberi con diametri che rientrano nelle classi di 20 e 25 cm. Questa assenza probabilmente sta a indicare come i processi di rinnovazione siano iniziati circa 45 anni fa, un periodo di tempo non ancora sufficiente affinché le piante potessero distribuirsi in tutte le classi di diametro da 5 a 25 cm. Si evidenzia come siano completamente assenti le piante di età inferiore a 20 anni, a conferma che il processo di rinnovazione si è praticamente bloccato o sia presente solamente in quei casi in cui un evento perturbativo abbia determinato un gap all’interno del quale si è insediato novellame di faggio con altezze variabili tra 1,5 e 3 m e diametri tra 1 e 4 cm. La pianta di dimensioni medie misura 43,8 cm di diametro e 22,5 m di altezza, mentre l’altezza dominante è pari a 26,5 m. L’area basimetrica e il volume a ettaro, riferiti alla superficie teorica dell’area, ammontano, rispettivamente, a 69,89 m2 e 971,9 m3, a testimonianza delle favorevoli condizioni della stazione e dell’elevate capacità produttive della specie. Gli alberi delle classi diametriche inferiori presentano in genere forma da buona a discreta. Il fusto è generalmente diritto e privo di malformazioni e la chioma è contenuta e inserita piuttosto in alto.

La distribuzione sul terreno non è uniforme ed appare concentrata, soprattutto, dove ci sono state delle interruzioni della copertura che hanno favorito l’insediamento e l’affermazione del novellame. Gli alberi del secondo gruppo, quelli di dimensioni maggiori, presentano una distribuzione abbastanza regolare sul terreno. I fusti hanno forma da discreta a buona e non manifestano segni evidenti di malformazioni o attacchi di patogeni. Le chiome sono mediamente espanse e il loro diametro medio è 5,7 m, cui corrisponde una superficie di 25,3 m2. La lettiera è presente in maniera abbastanza uniforme su tutta l’area con uno spessore che non supera i 2-3 cm.

Siti di riferimento
https://whc.unesco.org/en/decisions/6879
https://www.europeanbeechforests.org/world-heritage-beech-forests/italy
https://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Detail/481
https://www.faggetevetuste.it/faggete/cozzo-ferriero/#foresta

 

Galleria fotografica

Cozzo Ferriero
Cozzo Ferriero
Cozzo Ferriero (foto Pierluigi Rottura / Archivio Ente Parco Pollino)
Cozzo Ferriero (foto Pierluigi Rottura / Archivio Ente Parco Pollino)
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